Le ceramiche per l’Orvietan
di alberto satolli
Sulla pergamena del 1602 che riporta i trenta simboli delle Arti di Orvieto, l’emblema dell’Arte degli Speziali è rappresentato da un albarello “a rocchetto”, tipico contenitore da farmacia del quale sono stati rinvenuti diversi esemplari dello stesso periodo in ceramica locale, secondo una produzione tradizionale tramandata per molti secoli.
Per ironia della storia, proprio quando l’attività dei vasai si affievolì fino a scomparire per quasi trecento anni, nello stesso periodo comparvero in mezza Europa, ma non ad Orvieto, vasi da farmacia in ceramica con l’iscrizione «orvietan», che ne indicava il contenuto, un “rimedio per tutti i mali”.
La vicenda dell’Orvietan, iniziata a Orvieto nel 1603 con la concessione comunale di una patente per vendere quel composto segreto, si sviluppò in alcune piazze italiane fino al successo ottenuto dal prodotto – e dal produttore, con lo stesso nome – nella grande piazza parigina di Pont Neuf, con l’ausilio di artisti di strada che recitavano la commedia.
Ma il vero salto di qualità si verificò quando, con l’avvento della farmacopea a metà Seicento, l’Orvietan fu incluso tra i farmaci ufficialmente riconosciuti, con pari dignità degli altri ed una sua specificità.
Oltre che semplicemente come orvietan o orvietanum, tanto era ben noto, il farmaco era commercializzato in scatole con eleganti etichette metalliche punzonate ed esposto nei vasi delle farmacie con iscrizioni abbreviate, volutamente ermetiche, come antidoto (ant. orvietanum) o elettuario (l. orvietan).
Su uno degli albarelli della settecentesca farmacia di Imola era scritto «orvie: di caras» che significava “Orvietan preparato secondo la formula di Mosis Charas” autore della Pharmacopea Regia Galenica, uno dei primi trattati stampato a Ginevra nel 1676: come questo albarello in maiolica del 1765 proveniva da una fabbrica imolese, così tutti gli altri vasi da farmacia che contenevano l’Orvietan erano confezionati, con forme e decorazioni diverse, secondo la tradizione artistica di ciascuna manifattura locale. Esistono perciò, particolarmente in Francia, ceramiche per l’Orvietan delle fabbriche di Parigi, Montpellier, Moustiers Saint-Marie, Rouen, Tolosa e Marsiglia, dove i vasi cilindrici della fabbrica Perrin prendevano il largo, con l’Orwietan dentro, su velieri britannici.
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